Le buone prassi per l’intervento psicologico in diabetologia
I documenti di “Buone prassi” rappresentano una sintesi delle migliori conoscenze disponibili e consentono un rapido trasferimento delle conoscenze, elaborate dalla ricerca, nella pratica clinica quotidiana. Sono raccomandazioni di comportamento professionale, individuate mediante un processo di revisione sistematica della letteratura e delle opinioni di esperti, che possono essere utilizzate come strumento per professionisti e amministratori sanitari con lo scopo di migliorare la qualità dell’assistenza e razionalizzare l’utilizzo delle risorse.
Il Diabete è una patologia in diffusione esponenziale che costituisce una sfida per i sistemi socio sanitari europei e internazionali, in particolare per quello italiano, connotato da specifiche criticità e limitatezza delle risorse.
I fattori psicosociali sono riconosciuti avere un ruolo chiave nella insorgenza, decorso e gestione della patologia diabetica e la competenza psicologica è indicata in linee guida internazionali come elemento essenziale nel management del paziente diabetico.
La Psicologia, perciò, può contribuire in modo sostanziale a perseguire obiettivi di prevenzione, diagnosi e terapia appropriati, attenti al miglioramento della qualità dell’assistenza quanto al risparmio economico. Tuttavia, la molteplicità dei modelli teorici e di intervento psicologico e la numerosità delle sperimentazioni rintracciabili nel panorama internazionale rende necessario individuare prassi e modus operandi più accreditati e validi nei diversi contesti.
Il documento “Buone prassi per l’intervento psicologico in diabetologia” è stato redatto con ’intento di fornire, ai clinici e a quanti sono coinvolti nella cura e nella gestione del diabete, indicazioni per la diagnosi e il trattamento degli aspetti psicosociali della malattia che fossero, da un lato, ancorate alle evidenze scientifiche internazionali e, dall’altro, comparate con le pratiche professionali messe in atto degli psicologi laziali nella realtà dei servizi sanitari italiani. Il focus prevalente della ricerca è stato indirizzato a definire gli interventi psicologici più efficaci e maggiormente validati tali da poter costituire un riferimento per la prassi professionale. Sono state scelte discriminanti come le fasce d’età (bambino, adolescente, adulto), il tipo di diabete (tipo1, tipo2, gestazionale), gli interventi più diffusi/sperimentati (depressione, stili di vita) e quelli più recenti ed innovativi (e-health).
Il contenuto dei diversi capitoli proviene dalla letteratura rintracciata nelle diverse banche dati, la differente lunghezza degli stessi, perciò, è dovuta alla ricchezza della produzione scientifica di uno specifico topic e non al personale interesse dei redattori. L’organizzazione dei capitoli per argomenti definiti persegue anche un obiettivo funzionale, vale a dire quello di favorire la consultazione in base ad un interesse o quesito specifico. Al termine di ciascun paragrafo sono elencate le raccomandazioni di comportamento professionale deducibili dal testo.
L’ultima parte del testo, infine, raccoglie le buone prassi di intervento psicologico sperimentate in diversi contesti sanitari della Regione Lazio. Siamo consapevoli che i diversi temi scelti e trattati in questo documento non possono esaurire il contributo della psicologia alla gestione della patologia diabetica; ci aspettiamo e ci auguriamo che le molte altre questioni che la letteratura scientifica sul diabete affronta possano esserci indicate e suggerite non solo dai colleghi psicologi ma anche dai diversi stakeholders cui questo documento è indirizzato. I contributi e i suggerimenti ricevuti diverranno oggetto delle prossime versioni di aggiornamento.
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