Interventi psicologici per la cardiopatia coronarica
I risultati dell’analisi evidenziano come gli interventi psicologici abbiano un impatto sostanziale nella riduzione della mortalità cardiaca
Le malattie coronariche rappresentano la prima causa di morte a livello mondiale, coprendo circa un terzo di tutti i decessi. Gli interventi chirurgici cardiaci possono rappresentare momenti ad alta intensità emozionale. Il rischio di comorbidità per disturbi dell’umore sembra in qualche modo superare due volte quello della popolazione generale e l’ansia e la depressione rappresentano fattori di rischio indipendenti per la morbilità e mortalità cardiovascolare. A tal proposito, il bisogno di riconoscere lo stress, i fattori psicologici come lo scarso supporto psicologico e altri disturbi dell’umore è sottolineato da tutte le linee guida australiane, europee, americane. Sebbene l’intervento psicologico sia stato raccomandato da diversi studi e da diverse prove scientifiche per le malattie coronariche, manca ancora un riferimento più esplicito rispetto alla efficacia. La presente meta-analisi ha permesso di analizzare studi condotti su pazienti con infarto miocardico, procedure di rivascolarizzazione (bypass coronarico), angina pectoris e cardiopatie congenite, attraverso l’analisi di un totale di 35 studi, con 10,723 partecipanti, la maggior parte dei quali pubblicati in Europa e Nord America. Gli studi analizzati hanno valutato l’impatto di differenti tecniche sullo stato di benessere psicologico al fine di ridurre i fattori di rischio: tecniche di rilassamento per la gestione dello stress, trattamenti per il disturbo dell’umore, adattamento alla malattia e miglioramento delle strategie di coping. risultati dell’analisi della letteratura evidenziano in maniera concorde e uniforme come gli interventi psicologici abbiano un impatto sostanziale nella riduzione della mortalità cardiaca, con un impatto significativo nel miglioramento dei sintomi di ansia, depressione e stress. Nonostante l’incertezza circa le modalità ottimali di fornire assistenza psicologica, la letteratura e i dati a disposizione permettono di evidenziare quanto affrontare lo stato di salute psicologico dovrebbe essere una componente fondamentale nella prevenzione degli esiti delle malattie cardiovascolari. Rimane ancora poco chiaro quale tipologia di pazienti benefici maggiormente dell’intervento psicologico così come quale tipo di intervento psicologico possa condurre a risultati più importanti e stabili. Si potrebbe ipotizzare che sia l’intervento psicologico, nelle sue diverse forme indipendentemente dalla specifica tecnica prescelta, a comportare benefici? Studi futuri potrebbero focalizzarsi su una ricerca delle metodologie più efficaci, valutare una più ampia gamma di esiti e impegnarsi anche verso una valutazione del risparmio per la spesa pubblica analizzando più dettagliatamente l’impatto sul rapporto costi/benefici. Infatti, è ormai noto come i costi crescenti per la gestione delle malattie croniche assorbano notevolissime risorse. Sarebbe essenziale valutare come l’intervento di supporto psicologico possa promuovere una gestione ottimale del paziente con cronicità, nel caso specifico con malattia cardiovascolare, valutandone i benefici a carattere clinico, gestionale ed economico.
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A cura di Alessandra Moreschini