Fame fisiologica e fame nervosa nell’obesità: il “peso” delle emozioni

Psicologia e obesità

Fame fisiologica e fame nervosa nell’obesità: il “peso” delle…

L’obesità è una malattia cronica caratterizzata da un eccesso di tessuto adiposo e numerose evidenze scientifiche, in accordo con un modello bio-psico-sociale, attribuiscono l’eziologia di questa patologia a una interrelazione tra fattori ereditari/genetici, vulnerabilità neurobiologica, fattori psicologici in relazione a quelli sociali. L’approfondimento di questa correlazione ha evidenziato come condizioni emozionali e variazioni del tono dell’umore potrebbero costituire elementi capaci di influire sulla ricerca e assunzione del cibo. In questa accezione il cibo può divenire un regolatore delle emozioni. La regolazione delle emozioni può essere intesa come la capacità di modulare i propri stati emotivi e di organizzare le risposte comportamentali (Smith et al., 2018).

 Esiste una differenza sostanziale tra la fame emozionale e quella fisiologica. Con sempre più sostanza ha preso forma l’ipotesi di un vero e proprio circuito legato al processo di dipendenza che rende per le pazienti con obesità il cibo sostanza analgesica nella gestione di sofferenze, stress ed emozioni a valenza negativa.

Il processo attraverso il quale il cibo inizia a ricoprire un ruolo di regolatore emozionale prende avvio in quella parte del rapporto madre-bambino veicolato dalla alimentazione. Questo spazio, fisico e relazionale, rappresenta la base per la differenziazione delle sensazioni fisiologiche dalle esperienze emozionali. Nel momento in cui le risposte materne non sono sintonizzate sul ritmo dei bisogni di fame e nutrimento del bambino, quest’ultimo potrà incorrere in disfunzioni nell’area dell’alimentazione, con una più frequente confusione tra stati fisiologici ed emozionali  (Montesi et al., 2016).

 In questa direzione, l’alessitimia (dal greco a-mancanza, lexis-parole, thymos-emozione), un costrutto correlato alla difficoltà nell’ identificare, riconoscere ed esprimere le emozioni (Taylor et al., 1991), è stata evidenziata in correlazione con la sovra-alimentazione, comprendendo nella difficoltà ad identificare le emozioni la confusione nel riconoscimento delle differenze tra stati fisiologici e stati emotivi (Zappa et al., 2012).

L’associazione tra emozioni e alimentazione è ancora confermata dai dati che evidenziano come le alterazioni della risposta fisiologica allo stress siano implicate nella patofisiologia dei disturbi del comportamento alimentare. A tal proposito, i segnali dello stress appaiono associati alla risposta di un circuito neurale volto alla ricerca del cibo, evidenziando il ruolo che la componete dello stress assume nella disregolazione delle condotte alimentari (Wierenga et al., 2018).

 In linea con tali risultati, al di là delle componenti fisiologiche sottostanti ai processi di fame e sazietà, diverse evidenze scientifiche confermano come il cibo possa ricoprire un ruolo centrale nella sua funzione di sistema di ricompensa (“brain reward system”). È stato evidenziato come nel rapporto con il cibo sia fondamentale il sistema della gratificazione, il “brain reward system”,’ un sistema complesso di cui fanno parte il Nucleo Accumbens e l’Area Ventrale Tegmentale (AVT), che regola il meccanismo della ricompensa attraverso la modulazione della plasticità neuronale e che porta alla memorizzazione dell’effetto benessere. Tale circolo vizioso, di cui fa parte il circuito della dipendenza, è normalmente tenuto sotto controllo dalla corteccia prefrontale.

Al fine di spiegare ulteriormente il meccanismo alla base della perdita del controllo, diverse  alcuni autori (Trottier e MacDonald, 2017) hanno evidenziato la correlazione tra evento dissociativo ed alterazioni delle condotte alimentari. La dissociazione è stata definita come “una temporanea interruzione della coscienza, della memoria e della consapevolezza, nel qui ed ora, in una persona con una buona salute psicofisica” (American Psychiatric Associations, 2013). L’esperienza del trauma, nelle varianti anche dell’abuso psichico, fisico ed emotivo, è notoriamente riconosciuto come evento ad impatto emozionale capace di creare trasformazioni neuronali e cerebrali, oltre ad avere un impatto significativo sul sistema immunitario (Von der Kolk, 2014). Interessanti studi hanno sottolineato una stretta correlazione tra trauma, esperienza dissociativa ed episodi di alimentazione incontrollata. Nei soggetti che soffrono di bulimia nervosa e di binge eating (una sottocategoria dell’obesità caratterizzata da sovra-alimentazione senza condotte di compenso)  è stata riconosciuta una incidenza maggiore di “traumi infantili” rispetto al gruppo di controllo (Kong and Bernstein 2009; Becker and Grilo 2011; Palmisano et al., 2018).

Per concludere, sembra che la differenza sostanziale tra fame fisiologica e fame nervosa, ruota intorno alle dimensioni della disregolazione emozionale, perdita del controllo e dissociazione. Presi nel loro insieme questi risultati confermano l’importanza di un approccio integrato realizzato da un Team multidisciplinare che sappia promuovere l’assessment psicologico sin dalla primissime fasi, al fine di considerare nei percorsi terapeutici rivolti a pazienti con obesità non solo la componente alimentare “visibile”, ma anche il peso “invisibile” delle dimensioni emozionali che incidono sulla componente “nervosa” della fame che “ha il sapore” dell’esperienza dissociativa tra componenti emotive e cognitive.

Bibliografia

Becker D.F., Grilo C.M. (2011). Childhood maltreatment in women with binge-eating disorder: Associations with psychiatric comorbidity, psychological functioning, and eating pathology.Eat Weight Disord 16, e113–e120.

Grynberg, D., Chang, B., Corneille, O., Maurage, P., Vermeulen, N., Berthoz, S., & Luminet, O. (2012). Alexithymia and the processing of emotional facial expressions (EFEs): Systematic review, unanswered questions and further perspectives. PLoS ONE, 7(8).

 Kong S., Bernstein K., (2009). Childhood trauma as a predictor of eating psychopathology and its mediating variables in patients with eating disorders. Journal of Clinical nursing. The international voice of Nursing Research , Theory and Practice.

Montesi M., Ghoch M.E., Brodosi L., Calugi S., Marchesini G., Dalle Grave R., (2016). Long-term weight loss maintenance for obesity: a multidisciplinary approach. Diabetes Metabolic Syndrome and Obesity : Targets and Therapy.

Palmisano G.L., Innamorati M., Sarracino D., Bosco A., Bergola F., Scaltrito D., (2018).Trauma and dissociation in obese patients with and without binge eating disorder: A case – control study. Cogent Psychology, Vol. 5.

Smith K.E, Mason T.B, Peterson C.B., Pearson C.M, (2018). Relationships between eating disorder-specific and transdiagnostic risk factors for binge eating: An integrative moderated mediation model of emotion regulation, anticipatory reward, and expectancy. Eating Behaviors. Vol 31, 131-136.

Taylor G.M (1991). The Alexithymia Construct: A potential Paradigm for Psychosomatic Medicine. Psychosomatics, Vol. 32, Issue 2, 153-164.

Trottier K., MacDonald D.E. (2017). Update on Psychological Trauma, Other Severe Adverse Experiences and Eating Disorders: State of the Research and Future Research Directions. Curr Psychiatry Rep 19, 45

Von der Kolk B., (2014). The body keeps the Score. Mind, Brain and Body in the Trasformation of Trauma.

Wierenga C.E., Lavender  J.M., Hays C., (2018).The potential of calibrated fMRI in the understanding of stress in eating disorders. Neurobiology of Stress. Vol. 9, 64-73.

Zappa L.E, Caslini M., Pini E., Garghentini G. , Bogni M. , Bertelli S. , Scarone S. , Duranti G. , Clerici  M.  (2012). Alexithymia: usefulness of the concept in eating disorders. Preliminary investigation in a clinical sample. Journal of Psychopathology.

A cura di Alessandra Moreschini.